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OUTDOOR EDUCATION: se lo spazio aperto si fa scoperta, gioco e didattica
Se fino a qualche anno fa parlare di “Outdoor education” era qualcosa per pochi, ora questa espressione è entrata nel vocabolario comune. È forse però necessario fornire alcune informazioni generali sull’origine di questa pratica e sul suo significato preciso.

Con l’espressione Outdoor education – che possiamo tradurre con l’espressione ‘educazione all’aperto’ – si fa riferimento a quell’insieme di pratiche educative che si basano sull’utilizzo dell’ambiente naturale come spazio privilegiato per le esperienze e per l’educazione. Non è rintracciabile un evento fondativo ma al contrario all’interno di questa espressione confluiscono espressioni pedagogiche, da Rousseau a Dewey, ed esperienze pratiche, sopratutto in Francia, Inghilterra e Germania, nelle quali sono state coltivate importanti riflessioni sulla relazione tra bambini e natura in educazione. Come altre pratiche educative, l’Outdoor education, inoltre, mira allo sviluppo cognitivo ed emotivo della persona attraverso un approccio sensoriale ed esperienziale.

Sebbene l’espressione rimandi forse immediatamente a un’immagine di natura incontaminata e selvaggia, questa pratica può trovare il suo contesto ideale in spazi tra loro molto diversi: dal giardino della scuola, agli spazi verdi urbani, ai parchi, ai boschi, vicino ad un fiume, al mare, in montagna e in molti altri luoghi a contatto con la natura.

Bambino esploratore, adulto accompagnatore Principio fondamentale delle diverse metodologie che possiamo comprendere nell’Outdoor education non è il semplice collocare l’esperienza di apprendimento all’aperto, ma concepire il bambino non come un elemento da stimolare ed attivare, ma da osservare ed accompagnare nel suo personale percorso di scoperta nello spazio e attraverso lo spazio. In questa cornice pedagogica l’educatore diventa un accompagnatore nella natura che insieme al bambino si pone come un esploratore, sullo stesso piano, alle prime armi o competente, con fatiche e propensioni, alla scoperta di esperienze imperfette, imprevedibili ma vere ed inclusive, dove il rischio è possibilità e va incontrato.

Accompagnatore è infatti il termine specifico che viene utilizzato per indicare l’adulto di riferimento nella “Pedagogia del bosco”, una delle pratiche che più hanno cercato di riflettere sulla specifica dimensione educativa dell’esperienza all’aperto, fra quelle che si rifanno al più generale concetto di Outdoor education.

In tutte le pratiche che intendiamo di Educazione all’aperto, comunque, l’accento fondamentale è posto su un’esperienza nello spazio che può farsi scoperta, personale e originale, innanzitutto attraverso il gioco libero. E’ in questa esperienza che il bambino si auto organizza e può acquisire nuove conoscenze e competenze, in autonomia o con l’ausilio dell’adulto accompagnatore.

Il ruolo del corpo in questo processo è fondamentale e le sollecitazioni che il bambino può incontrare in un ambiente aperto e sempre diverso sono più complete e precise; maggiore è soprattutto la libertà di movimento nello spazio che permette al bambino di rispondere in forme più articolate alle diverse necessità delle progressive fasi di sviluppo che attraversa.

Sono oramai numerose, inoltre, le ricerche scientifiche che dimostrano che, anche sul versante della salute, i benefici di un’educazione outdoor sono notevoli: al contrario di quanto si pensa, infatti, i bambini si ammalano molto meno e diventano capaci di aumentare le loro difese immunitarie nel momento in cui possono frequentare quotidianamente gli spazi aperti con tutte le variabili meteorologiche legate alle stagioni. Le stesse ricerche ricordano come la propagazione e la diffusione dei virus negli ambienti chiusi sia più frequente e difficile da contenere.

Equipe pedagogica Pachamama Pubblicato su InfoSOStenibile a settembre 2020